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VI incontro del corso di Psicologia all’Uni3 di Osimo, 6 febbraio 2017

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Il VI incontro del corso è stato dedicato alla lettura di un brano tratto dal libro di Alba Marcoli “Il bambino arrabbiato”, a cui ha fatto seguito il “gruppo discussione”.

 

IL PRINCIPINO CHE NON PARLAVA PIU’.

La storia racconta di un piccolo principino di nome Unico la cui mamma, preoccupata di non lasciarlo mai solo e di proteggerlo alle volte oltre misura, si prodiga ad organizzare feste ed incontri tra il principino ed i suoi amici.

Questo a lungo andare comporta lo sviluppo di un’insicurezza da parte del principino che si costruisce la convinzione di non essere capace a gestire la propria vita da solo.

Invaso nel proprio spazio vitale, trova come unico slancio di protesta, un “silenzio urlato”, che costringerà la sua mamma a mettersi in discussione, riconoscendo i confini vitali del principino.”

 

Il silenzio, che in alcuni momenti può rappresentare la definizione di uno spazio intimo e privato che permette crescita e sviluppo, in altre situazioni può essere utilizzato come strumento simbolico per interrompere la comunicazione, assumendo una valenza involutiva.

Se pensiamo che la comunicazione è il mezzo attraverso il quale entriamo in relazione con l’altro, è facilmente intuibile il motivo per cui venga utilizzato il silenzio in relazioni particolarmente intrusive.

Tuttavia, non dobbiamo sottovalutare il messaggio potente del silenzio, che mette l’altro in condizione di farsi domande, mettendosi in discussione.

Ringrazio i partecipanti del gruppo, che permettono di rendere sempre stimolanti i nostri incontri.

I incontro del corso di Psicologia all’UNI3 di Osimo, 14 novembre 2016.

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Nel primo incontro è stata letta la metafora dei “Porcospini di Schopenhauer”:

 

In una fredda giornata d’inverno

un gruppo di porcospini si rifugia in una grotta e

per proteggersi dal freddo

si stringono vicini.

Ben presto però sentono le spine reciproche

e il dolore li costringe ad allontanarsi l’uno dall’altro.

Quando poi il bisogno di riscaldarsi li porta di nuovo ad avvicinarsi

Si pungono di nuovo.

Ripetono più volte questi tentativi,

sballottati avanti e indietro tra due mali,

finché non trovano quella moderata distanza che consente loro di scaldarsi e

nello stesso tempo di non farsi male.

 

LA MODERATA DISTANZA COME ELEMENTO FONDANTE NEL PROCESSO DI CRESCITA.

Dal confronto di gruppo, è emerso che, nell’esistenza di ogni individuo è fondamentale il rapporto con l’altro. Ognuno di noi, sviluppa la percezione di sé stesso in rapporto all’altro, il quale ci fa da specchio ponendosi come amico, nemico, soccorritore o altro.

Questo ci permette di sviluppare, nei rapporti significativi, quel senso di appartenenza che costituisce la base per lo sviluppo successivo. Sentirsi riconosciuti come parte integrante di un legame affettivo permette di percepire la stabilità delle proprie radici, dando quel senso di continuità che permette di definire chi siamo e a cosa apparteniamo.

Tuttavia, è fondamentale imparare a conoscere i propri confini e quelli dell’altro, per poterli rispettare senza invadere lo spazio vitale reciproco e senza con-fonderci.

Per costruire e definire la propria identità si rende necessario, a questo punto, mettere in discussione il proprio mondo di appartenenza, lasciando andare qualcosa di ciò che abbiamo imparato, arricchendoci di nuovi modelli di riferimento. Questo avviene attraverso un processo di differenziazione.

Se il “senso di appartenenza” ci assicura la protezione, il “processo di differenziazione” ci assicura l’autonomia, entrambi aspetti imprescindibili al processo di sviluppo dell’identità.